Gli inganni delle maree

E trema ancora la vita nel riflesso delle ore

abbandonate agli inganni delle maree.

Il volo di un gabbiano sopra la solitudine marina

e gli uomini che nelle vene ormai hanno solo il mare.

Tristi infiniti senza bagliori di stelle

e trame di inutili ricordi ad aggrovigliare il cuore.

È un inganno morire in un giorno di sole,

il volto sprofondato su un guanciale di sabbia

e un lenzuolo di onde a coprire

poveri corpi naufragati su rive senza approdi.

Giacciono in bare di acqua e di sale,

arresi al gelido abbraccio delle correnti

e intrecciati a fili d’alghe

emergono in pallide ombre dal mare scuro.

Negli occhi ancora quell’onda di marea lunga e nera

e le mani come foglie immobili nell’aria.

Il cuore sospeso altrove,

fra le dune di sabbia e polvere

dove dolce declina il sole nei tramonti vermigli.

Ma non torneranno,

scivolano uno a uno nell’abisso

mentre il vento raccoglie gemiti e preghiere.

La vita non è più,

solo un sussurro sulla soglia del mistero.

E adesso che s’abbassa la sera

vagano nel buio a cercare porti stellati in cieli di naufragi.

Hanno il freddo del mare sulle ossa

e un cuore di vento che sanguina nel petto.

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