30 MAGGIO 2014 (dal cielo)

 (Dedicato alle donne vittime della follia e della violenza)

 

È stato tutto talmente veloce, doloroso e terribile: non avevo mai pensato alla mia morte in unl modo così atroce e assurdo, non che la morte abbia mai un senso che ci aiuti ad accettarla, ma a volte arriva all’improvviso e si scatena contro la vita con tutta la sua forza, come un uragano che cattura e distrugge qualsiasi cosa al suo passaggio.

Ero felice questa mattina, una splendida giornata di maggio, nell’aria profumi che già sapevano di estate e il mare brillava di un azzurro intenso. Solo una sottile sensazione di angoscia mi ha sorpresa, la scorsa notte papà è venuto in sogno, da quando se ne è andato qualche anno fa, ogni tanto da lassù viene a trovarmi nel sonno, sento sempre la sua presenza accanto a me e mi conforta. Ma questa volta ho sognato che piangeva, mi guardava, accarezzava il mio viso e le lacrime gli rigavano il volto, cercava di dirmi qualcosa, ma io non capivo, non sentivo la sua voce. Al risveglio mi ha assalita un profondo senso di inquietudine, ma era un giorno troppo speciale e ho cercato di non pensarci, non ti ho raccontato nulla per allontanare quella nuvola che avrebbe potuto oscurare il nostro cielo, volevo che tutto fosse perfetto.

Ricordi amore mio, dovevamo pranzare assieme, noi due con la piccola Giulia per festeggiare il suo quarto compleanno: la nostra bimba che avevamo desiderato da quando avevamo capito di non poter fare l’uno a meno dell’altra e il suo arrivo è stato il dono più bello per il nostro amore. Ho perso un po’ di tempo per decidere cosa indossare e alla fine ho scelto il vestito blu di seta che ti piace tanto, un filo di perle al collo, la borsetta elegante e le scarpe con il tacco alto. Mi sono raccolta i capelli e sono uscita di fretta come sempre, dovevo passare a prendere Giulia all’asilo e poi insieme saremmo venute da te, nel piccolo e grazioso ristorante sul lungomare: lei sarebbe corsa incontro al suo papà e poi tutti e tre ci saremmo ritrovati in un grande abbraccio. Era il nostro mondo meraviglioso e perfetto e niente e nessuno avrebbero potuto minacciarlo, così pensavo e non potevo immaginare quello che il destino aveva in serbo.

Avevo negli occhi e nel cuore questa immagine mentre aprivo la porta della macchina, stavo per entrare quando ho sentito afferrarmi per un braccio con forza e qualcuno mi ha trascinata nel nostro cortile. Ero a terra, non riuscivo a muovermi, vedevo le rose che avevo seminato insieme a Giulia, erano così belle, appena sbocciate emanavano un profumo delicato e poi l’ulivo che abbiamo piantato per la sua nascita, stava crescendo forte, le foglie color argento e le radici che affondavano caparbie nella terra. È stato allora che mi sono sorpresa a pensare che quella pianta avrebbe visto crescere la mia creatura, io non più, non da qui. Ho girato lo sguardo e l’ho visto, gli occhi pieni di follia e rabbia che mi fissavano e ho riconosciuto il ragazzo strano che da pochi mesi era venuto ad abitare nell’appartamento di fronte al nostro. Non salutava mai e trascorreva giornate intere chiuso in casa, a volte stava a lungo dalla finestre a guardare, sembrava vivesse in un mondo tutto suo. Non mi piaceva e quando Giulia giocava nel giardino non la perdevo mai di vista, ma non volevo che quella presenza diventasse un’ossessione e condizionasse la nostra vita, del resto di gente strana ce n’era parecchia in giro e non potevo immaginare quanto pericoloso fosse quell’individuo. Adesso era lì di fronte a me, era sudato, aveva un odore nauseabondo, con una mano mi copriva la bocca, io cercavo di urlare, di chiamare aiuto, ma nessuno poteva sentirmi. Ho tentato disperatamente di liberarmi da quella presa, ho lottato con tutte le forze che mi rimanevano pensando a te e a Giulia, al nostro mondo felice che stava andando in mille pezzi, ma non ho potuto fare nulla. Ho guardato ancora le rose e l’ulivo, era come sentire la vostra presenza in mezzo all’orrore e sentirmi meno sola di fronte alla morte, ormai avevo compreso che il mio tempo stava per finire e questa consapevolezza aumentava lo strazio. Per qualche istante si è fermato ad osservarmi, mi fissava come il cacciatore scruta la preda prima di colpirla, poi ho visto nella sua mano quel coltello e ho sentito un dolore tremendo al petto, una volta ancora, un’altra e poi nulla, non ero più…

Ho guardato indietro e nel cortile della nostra casa c’era tanta gente, io ero lì immobile, ormai arresa al freddo abbraccio della morte, la collana si era strappata, le perle bianche sparse attorno, qualcuno aveva deposto un fiore. Io osservavo tutto quello che accadeva intorno a me, ma non ero lì e sapevo che non sarei tornata mai più e questo ancora era difficile da accettare. Pensare a te amore mio e alla piccola Giulia rendeva impossibile il distacco, avrei voluto ritornare, stringervi ancora fra le mie braccia invece mi trovavo sospesa fuori dal mio corpo, vedevo ogni cosa, ma non potevo partecipare, la mia vita si era interrotta e non capivo il perché di una simile tragedia.  Che pena sentivo, era insopportabile. La follia e la violenza mi avevano strappata da ciò che di più caro avevo in pochi terribili istanti, la notte era scesa improvvisa oscurando questo giorno di sole. Non si può morire così, avrei voluto che fosse un incubo e svegliarmi accanto a te amore mio per rifugiarmi nel tuo abbraccio, prendere Giulia, portarla nel lettone con noi e tenerla stretta sul mio cuore. Mio Dio non potevo lasciarvi, avrei voluto fuggire e tornare a casa, combattere contro questo destino atroce e assurdo e ricominciare, avere ancora una possibilità per sconfiggere il buio e rimanere con voi. Questo distacco era il mio tormento più grande mentre rimanevo lì sospesa a guardare ciò che non avrei mai voluto vedere. All’improvviso è successo qualcosa, non so spiegarlo amore mio, ma ho provato la sensazione che il tempo si fosse fermato per entrare in una dimensione nuova dove ogni percezione era mutata. Non respiravo più come prima, era lo spirito leggero a respirare in perfetta armonia con quel luogo che mi avvolgeva di una luce sfolgorante. Non ho scordato il male sofferto, lo spaventoso buco nero che mi ha inghiottita in un vortice di violenza e di follia, ma una sensazione di profonda quiete a poco a poco mi ha pervasa, tanta pace si è sciolta nella mia anima e ciò che era accaduto mi è sembrato così lontano, non ho provato più dolore, né paura, né disperazione. Il passaggio è stato come addormentarsi in un sonno profondo e poi risvegliarsi immersi in una luce di infinito splendore. Non ero sola, avvertivo accanto a me una presenza, come se qualcuno mi avesse sollevata fra le braccia e portata in alto, lontano dall’orrore. All’improvviso l’ho riconosciuto, i miei occhi adesso potevano vederlo, era papà come lo ricordavo nei suoi tempi migliori, nessuna traccia della malattia che lo aveva sconfitto: mi sorrideva e mi accarezzava il viso e io mi abbandonavo fra le sue braccia come un tempo. Sembrava un sogno, come tante volte mi era capitato di fare e allora ho capito che papà era venuto veramente a trovarmi, era l’amore che rimaneva per sempre, oltre la vita e più forte della morte, un filo che lega terra e cielo indissolubilmente. Quante cose volevo domandargli, ero appena arrivata in Cielo, in Paradiso, ancora non comprendevo bene, era come se fossi appena nata ad una nuova vita e come un bimbo dovevo scoprire il mondo sconosciuto che mi circondava. La luce che ci avvolgeva era intensa e sfolgorante, attorno a noi un’immensa distesa d’acqua, un mare di un azzurro limpido nel quale si specchiava il sole, onde leggere scivolavano verso un orizzonte sconfinato, difficile descrivere a parole quello che la mente percepiva, solo mi pervadeva una sensazione di profonda pace e di perfetta armonia. Ho visto una moltitudine di persone intorno a me, sui loro volti non c’era più traccia di dolore, di angoscia, di sofferenza, tutto era rimasto laggiù: nel passaggio oltre rimaneva solo il bene fatto e quello ricevuto ed era l’unica via per ritrovarsi. Ad un certo punto ho visto qualcosa che mi correva incontro, era ancora lontano e non riuscivo a distinguerlo, poi, mentre si avvicinava, l’ho riconosciuto, era il nostro Clyde, sì, proprio lui, quell’adorabile cagnolone che avevo visto al canile mentre ero incinta di Giulia, mi era entrato nel cuore e tu una mattina sei arrivato a casa con quel meraviglioso incrocio di lupo che scodinzolava e felice si metteva a pancia all’aria per farsi coccolare. Non era più giovane e dopo due anni di immenso amore e devota presenza se ne era andato lasciando un vuoto incolmabile. Quando ci siamo ritrovati quassù è stato come non essersi mai lasciati, abbracci e carezze e la certezza di non perdersi mai più, ancora l’uno al fianco dell’altra, ma questa volta per sempre.

Amore mio, so che tu adesso stai soffrendo molto e Giulia è ancora troppo piccola per stare senza la sua mamma, questo distacco è qualcosa che nessuno di noi poteva immaginare ed è la prova più grande che dobbiamo affrontare. Ma so che tu puoi sentire tutto l’amore che provo per voi, non è cessato con la mia morte perché io vivo per sempre nei vostri cuori: sono nel respiro del vento come una carezza leggera, nel mormorio delle onde la mia voce è un sussurro e di notte vi guarderò con gli occhi delle stelle. Sono ancora con voi, in un modo diverso, ma più forte e profondo perché grande è stato quello che ci ha unito in vita. Quando abbraccerai Giulia lo farò anch’io e nel suo sorriso dolce tu potrai ritrovarmi. Sarà solo l’amore che in questa vita dove io adesso sono ci farà incontrare di nuovo un giorno, non c’è altra via da percorrere sulla terra per giungere al cielo. Io l’ho sempre creduto fortemente e questa certezza mi ha sorretta per affrontare il dolore di ogni distacco. Non abbandonarti alla disperazione e non lasciare che la rabbia per chi ha ci ha separati avveleni il tuo cuore buono e generoso. Per me, per la nostra Giulia devi andare avanti, prosegui il tuo cammino e ricordati che io sono con voi e vi attendo. Mi dispiace per tutte le cose che avrei voluto dirti e non ho più avuto tempo per farlo, desideravo solo stare insieme a te e invecchiare con te. Il nostro incontro era scritto nel destino, ciascuno di noi due era la metà perfetta di un’unica anima e trovandoci abbiamo riunito quello che in origine era stato una cosa sola: eravamo affini, una comunione profonda di sentimenti e di emozioni. A noi è successo, è un dono immenso che abbiamo ricevuto e nulla potrà mai spezzare ciò che ci unisce indissolubilmente. Trova forza in questa certezza, non arrenderti e ricorda cosa ci siamo sempre detti: “l’amore va oltre, non finisce qui, è un ponte sospeso fra terra e cielo ed è l’unica via per ritrovarsi”. Noi due abbiamo creduto anche a quello che non avevamo mai visto: guardavamo il cielo abbracciati e sentivamo la presenza dell’invisibile che non potevamo scorgere, ma che ci circondava. Adesso io sono solamente passata oltre, nell’assoluto che tutto comprende e accoglie, sono ancora con te, in un modo diverso, ma esisto e vivo nell’amore che abbiamo costruito con passione e tenerezza, nel sorriso di Giulia, nella tua anima che sarà sempre parte della mia. Non vi lascerò mai soli e vi guarderò da quassù, sarà come un raggio di sole che passa oltre le nuvole, così io vi vedrò fino a quando un giorno l’amore ci farà ritrovare in questa nuova vita che sarà un tempo senza età e noi abiteremo nei luoghi dell’infinito. Amore mio tienimi stretta nel tuo cuore e pensami in quell’angolo di cielo dove si addormentano le stelle. Sarò ad aspettarti nell’ultima luce del tramonto e per mano ti condurrò oltre la soglia dell’invisibile.

Ti amerò per sempre!  Tua Lucia

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