La tua voce sui miei passi (a mio figlio)

 No, non saprò mai il colore dei tuoi occhi…

Ti pesa sulle palpebre il silenzio di un sonno lontano

d’altro tempo consacrato a frammenti d’Eterno.

Una culla di onde nel mare azzurro del cielo

e una ninna nanna in sussurri di stelle,

così il mio pensiero ti accarezza lieve

nella malinconia di ombre di questa notte assorta.

Incerto il tuo breve passo sulla soglia del mondo,

restare con noi o risalire nella luce

dilemma ti sorprese mentre indugiavi

sospeso fra un lembo di cielo e le mie braccia

ansiose di custodire il tuo respiro.

Una visita sacrale il tuo viaggio

oltre i confini di un orizzonte sconosciuto,

forse sei venuto per annodare al cuore

il filo invisibile che congiunge gli opposti approdi.

Nell’assenza di parole ho sentito la tua voce come un’eco

che rimbalza da sponde lontane

e il nostro dialogo adesso è una preghiera

sussurrata quando il dolore abita il tempo del tuo silenzio.

Sopravvivere a te è condanna dei miei giorni,

non ci ha concesso il destino memorie di sorrisi e di carezze,

né l’allegria innocente della tua  voce a risuonare

per le stanze vuote di questa casa

ormai arresa alla malinconia delle assenze.

Negata a noi anche la feroce tenerezza di un ricordo,

l’illusione di una speranza caduta fra solitudini di stelle.

È senza respiro la mia notte,

uno schianto nel petto il tuo nome urlato

e quell’amore che mi strazia nell’agonia di noi vivi

rimasti a barattare con il dolore un angolo di cielo.

Arida la terra che ancora mi trattiene

e immenso il mare da attraversare

per ricongiungermi a te.

Finché un giorno all’improvviso la tua voce

sarà guida ai miei passi stanchi,

fra le ultime ombre dove indugiano le stelle

e quel bagliore d’aurora a ricamare l’orlo del cielo

quando passerà anche l’ultima notte persa nell’eterno soffio…

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