Fra versi e prosa

I BAMBINI DI ALEPPO

 Hanno perso l’angelo custode i bambini di Aleppo,

Waseem ormai non ha più ali per abbracciare quel cielo

sprofondato nel buio di una notte infinita.

Con il filo sottile della speranza

rammendava brandelli di vita e curava il dolore innocente

per regalare ancora un domani ai bambini di Aleppo

sospesi fra il cuore e un vento di stelle.

Figli di un dio minore disceso da un cielo distratto

sognano ancora di ascoltare la voce del mare in un giorno d’estate

quando non pioveranno più fuoco e bombe

sulle strade bagnate di lacrime e sangue.

S’inventano giochi i bambini di Aleppo

nei cortili delle case dilaniate,

fra le rovine di un’infanzia sconfitta.

Hanno un cuore di vento per volare oltre la paura,

ma non corrono sui prati,

solo pietre e silenzio germogliano all’ombra del dolore.

La morte con mani di falce ha profanato quei sorrisi

e ora giacciono esanimi, i capelli spettinati sulla fronte,

le manine bianche arrese al gelido abbraccio,

il capo reclinato con un abbandono più grave del sonno

e gli occhi spalancati a guardare un mondo

che ha smarrito il senso della vita.

Adesso sono leggeri, leggeri i bambini di Aleppo

perché vogliono volare in alto nel cielo,

salire su quella giostra appesa ad un raggio di luna

e correndo fra le stelle ricamare arcobaleni sulla soglia del tramonto.

 

Waseem era l’ultimo pediatra rimasto a prestare soccorso all’ospedale di Aleppo. A fine aprile è morto durante un bombardamento contro l’ospedale.